Ormai da tre anni Naomi Osaka sta lavorando per prendersi la scena nel circuito tennistico femminile. L’atleta giapponese ha trionfato per la seconda volta in carriera all’Australian Open, portando a casa il suo quarto titolo del grande Slam. Dopo la vittoria, Naomi Osaka ha parlato del grande obiettivo raggiunto e della voglia di continuare a migliorare, soprattutto sui campi in terra ed erba. Dopo di lei ha parlato anche Jennifer Brady, arrivata a sorpresa fino al capitolo finale di questo torneo e che, nonostante il passo falso proprio alla fine, si è detta soddisfatta del suo percorso.
Le parole di Naomi Osaka dopo la vittoria dell’Australian Open
“Stasera sentivo che sarebbe stata più una battaglia mentale. Penso che fossimo entrambe nervose. Ovviamente non posso parlare per lei, ma io ero estremamente nervosa. Prima della partita mi sono detta: ‘Probabilmente non giocherai bene, quindi non metterti addosso la pressione di giocare in maniera perfetta, ma semplicemente vai in campo e combatti su ogni punto.’ Il risultato poi poteva essere di ogni tipo, ma almeno avrei vissuto con la consapevolezza di aver dato tutta me stessa”
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“Sul cemento gioco bene, ora voglio migliorare sulle altre superfici”
“Spero sulla terra perché è quella che viene prima. Sento di dover ancora imparare a trovarmi a mio agio su quelle superfici. Questa è la cosa fondamentale per me perché non ho giocato da junior e quindi sono cresciuta senza giocare per niente sull’erba. Onestamente penso che potrei avere più fortuna sulla terra battuta, perché in passato non ho giocato affatto male. È solo qualcosa a cui devo abituarmi. Cerco di andare avanti un passo alla volta. Per me adesso l’obiettivo è arrivare a cinque. Se dovessi vincere il quinto allora magari punterei a sette o otto. Cerco sempre di non allargare troppo il quadro. Ovviamente è un onore che abbia detto quella cosa, ma non voglio caricarmi di pressioni e aspettative. Cerco di controllare quello che posso controllare, ovvero lavorare sodo e crearmi delle opportunità. Il mio obiettivo principale è, anche se magari suonerà strano, quello di giocare abbastanza a lungo da affrontare una ragazza che ha detto che io una volta ero la sua giocatrice preferita o qualcosa del genere. Quando tutto è successo a New York, mi sono davvero spaventata perché sentivo di essere sotto questa luce che non riguardava il mio essere un’atleta e sotto la quale che non mi ero mai trovata prima. Le persone hanno iniziato a chiedermi cosa pensassi riguardo a moltissimi argomenti di cui non sapevo assolutamente niente. Mi piace parlare solo quando sono ben informata sull’argomento o almeno conosco una minuscola parte di ciò di cui sto per iniziare a parlare. Stavolta però, a differenza dello US Open 2020, il suo titolo non è accompagnato da nessun messaggio particolare, nessun significato più profondo. “Sono arrivata in questo torneo concentrandomi esclusivamente sul tennis”
Come ha affrontato la quarantena? E’ stata utile per imparare qualcosa?
“Ho imparato che, sia in campo che fuori, va bene non essere sicuri di se stessi. Per quanto mi riguarda sento di essermi sempre costretta a essere “forte” o cose così. Penso che, se non ti senti bene, va bene non sentirsi bene. Ma devi guardare dentro di te e cercare di capire perché. È quello che ho fatto durante la quarantena prima degli US Open l’anno scorso ed è quello che ho fatto anche qui quando ero in quarantena”
I consigli della mamma
“Mia mamma è buffa. Ogni volta che gioco un match mi dice di mettere semplicemente più palle in campo. Per lei la soluzione per vincere è mettere la palla in campo. Non le interessano cose come il ritmo o altro.” Sarebbe dunque soddisfatta della partita di oggi? Penso che sia genuinamente contenta che io abbia vinto. È difficile accontentarla“
Quali sono le aspettative per quest’anno?
“Non mi aspetto di vincere tutte le partite quest’anno. Sicuramente dovrebbero darmi una medaglia se le vincessi tutte, ma non credo sia possibile. Tutti i tennisti vivono di alti e bassi, spero solo che i miei alti e bassi siano meno drastici quest’anno. Ricordo molto bene cosa si prova a perdere un match. Ricordo quando mi è successo qui e cosa mi passava per la testa in quel momento. In realtà mi rende triste ancora oggi, quindi è un ricordo piuttosto persistente”
Le parole di Jennifer Brady, reduce dalla prima finale Slam
“Non è andata come volevo. Ma direi che è stato bello. Mi sono goduta ogni singolo minuto della mia prima finale Slam. E spero che ce ne saranno molte altre. Sicuramente eravamo entrambe nervose. Io in particolar modo e sapevo sarebbe stato così. A metà del primo set ho iniziato a sentire la palla un po’ meglio ma non credo di aver giocato il mio miglior tennis, il che mi dispiace. Il mio errore alla fine del primo set? Stavo provando a mischiare le carte, a fare qualcosa di diverso perché la mia percentuale di prime era solo al 40% e ho sentito la pressione che lei stava applicando. Il dritto a rete sul set point, beh… non è andata come nei piani. Forse non ero del tutto concentrata. Più che altro, ho sciupato un 40-15“
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