Nel corso di un’intervista, Gian Piero Gasperini ha parlato a lungo della sua Atalanta. L’allenatore nerazzurro ha spiegato i motivi che hanno portato all’addio discusso del Papu Gomez, stella della squadra per tanti anni. Gasperini ha parlato molto del modo in cui venga vista la sua squadra, considerata meno rispetto ad altre formazioni italiane come Inter e Milan, ma si è detto pronto a far cambiare idea a tanti.
Le parole di Gian Piero Gasperini
L’avventura in Champions League terminata contro il Real Madrid
Il momento difficile di Gollini
“Gollini? Stavamo prendendo qualche gol di troppo rispetto alle occasioni che subivamo, c’era bisogno di un po’ di cambiamento per poi ripartire al meglio”
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L’addio del Papu Gomez all’Atalanta dopo la lite con Gasperini
“Non l’ho mandato via io. Sarò sempre grato per tutto quello che abbiamo fatto in questi anni. In autunno dopo un grande avvio le due soste per le nazionali hanno portato gravi danni, la nostra solidità non c’era più. La squadra era come spezzata, aveva poco dinamismo, non c’era equilibrio. Quella non era più la mia squadra, non mi piaceva più. Solo per la presenza di Gomez? Certo che no, per una serie di ragioni. Io dovevo correre ai ripari perché così la squadra non mi convinceva per caratteristiche tattiche, mentali, di personalità. Poi è successo quel che è successo”
Una considerazione sull’andamento di Andrea Pirlo alla Juventus

Quale sarà il futuro di Gian Piero Gasperini?
Il rigore non concesso contro la Lazio nella finale di Coppa Italia 2019
“Anche se il fallo di Bastos in finale di Coppa Italia fu involontario, mi ha fatto comunque incavolare. Era come un muro a pallavolo. Era l’unico caso di fallo di mano certo, ma non ce l’ho con la Lazio, non è che se non ci hanno dato il rigore è colpa della Lazio”
L’Atalanta può davvero sognare lo scudetto?
“Pensiamo alla nostra dimensione. Si giocava per la salvezza, poi per restare tra le prime dieci, adesso siamo lì con le big. E solo Inter e Juve forse hanno qualcosa in più, con le altre siamo competitivi, lo confermano le partite giocate. Poi magari Milan e Napoli spendono 100 milioni e si allontanano, ma di rimanere con queste squadre lo puoi pensare. Dico ‘da intrusi’? Per dimensioni sì. Ma bisogna muoversi in anticipo. C’è tutto per poterlo fare, e devo dire che quest’anno si sta già programmando e ci si sta muovendo”
Preferisce tornare in Champions League o vincere la Coppa Italia?
“All in! L’Atalanta gioca per tutto. Ma se proprio devo scegliere dico tornare in Champions League. L’Inter è andata, il Milan è a +4 e non sono pochi, la Juve è lì, il Napoli ora è accreditato, le romane sono un pericolo. E noi lì, tra tante corazzate mediatiche”
L’Atalanta non è più una squadretta
“Penso ai rumors di mercato sui nostri giocatori. Ci trattano ancora come la squadretta nella quale fare razzia, vogliono creare disturbo senza rendersi conto che qui il club e l’ambiente sono forti, molto forti. E vogliono sempre migliorare. Ma io sono d’accordo con chi dice che conta il campo. Siamo l’Atalanta, non ci faremo distrarre. Le energie ci servono per giocare…(…). Per un motivo o per l’altro, diamo fastidio un po’ a tutti. Per quelle davanti siamo degli intrusi, per quelle dietro un’occasione di rivalsa”
L’impatto dei nuovi arrivati
“La squadra ha un nocciolo duro molto solido, e c’è la possibilità di migliorare passando dalla programmazione. Non servono gli arrivi last minute, non sono funzionali. Le operazioni giuste sono Romero e Maehle presi in anticipo, i Pessina“
Il mercato dell’Atalanta
“Soddisfatto in vista del mercato? Relativamente soddisfatto. Ma rispetto alla stagione scorsa siamo sicuramente più avanti, le idee sono molto chiare. Diciamo che le idee sono sul tavolo. E non voglio più sentire che “è difficile migliorare”, perché tutto si può migliorare. Certo, a questo livello è difficile farlo se pensi alle scommesse su degli sconosciuti. Servono giocatori pronti, magari che conoscono il campionato. E non si può fare confusione. Sul piano numerico serve avere equilibrio in tutti i reparti”
L’Atalanta ha troppi trequartisti?
“A Verona giocavamo con 4 uomini d’attacco ed è già un’eccezione rispetto ai soliti 3. Poi sono entrati Pasalic, Ilicic e Kovalenko. E c’era Lammers in panchina. Qui ci sono ragazzi eccezionali, ma queste situazioni sono molto pericolose per l’allenatore. Otto giocatori sono troppi. E non c’è più Gomez”.
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