La stagione 2021 di Formula 1 è ripartita, con una prima gara in Bahrein che ha dimostrato una grande lotta tra le 10 scuderie impiegate nel Mondiale. Tra queste ovviamente è importante sottolineare la crescita della Ferrari che, dopo un anno orribile, sta pian piano risalendo. Charles Leclerc ha dato nuovamente dimostrazione delle sue grandi doti da pilota, prendendosi un sesto posto tutto sommato positivo. Nel corso di un’intervista, il monegasco ha parlato della sua avventura in Ferrari, raccontando anche il suo rapporto con il nuovo compagno di squadra Carlos Sainz.
Le parole di Charles Leclerc
Le nuove regole in Formula 1 che impatto hanno avuto sullo stile di guida?
“In termini di guida non ci sono stati degli stravolgimenti, ma qualcosa ho dovuto cambiare. Bisogna spingere un po’ meno in ingresso di curva perché il posteriore della monoposto, a causa del fondo modificato, risulta più difficile da gestire”
E’ vero che passi più tempo a Maranello con Carlos Sainz rispetto a prima?
“In realtà il tempo che trascorro con il team è sempre lo stesso, forse dall’esterno si è dedotto che stia passando più tempo a Maranello perché ho postato più foto sui social, in particolare relative a partite a paddle che non mi faccio mai mancare quando posso. Ad essere cambiato è il tempo che ho trascorso con il mio compagno di squadra, perché in passato io e Seb spesso ci incrociavamo, io arrivavo e lui partiva, o viceversa, mentre adesso con Carlos siamo in sede spesso negli stessi giorni e di conseguenza trascorriamo più tempo insieme”
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Cosa può portare in più Carlos Sainz alla Ferrari?
“Negli ultimi anni è stato in più squadre, e credo sia sempre interessante farsi un’idea di come lavorano gli avversari. Poi ho percepito subito la sua grande motivazione, è al primo anno in Ferrari e si vede che vuole subito fare molto bene, e questa euforia è contagiosa a beneficio di tutta la squadra. Credo che per un team sia sempre positivo avere due piloti che spingono e scalpitano per tornare alla vittoria”.
La chiamata con John Elkann
“John mi ha chiamato alla vigilia del via della stagione, vuole essere al corrente di tutto, dalla monoposto alle aspettative, al feeling generale. Ci parliamo ogni volta che serve”
Lo scorso anno sono arrivate alcune critiche nei confronti di Lewis Hamilton. In Formula 1 temi il rischio di essere apprezzato e poi criticato in pochi mesi?
“Fa parte del gioco. Sto imparando stagione dopo stagione che devo rendere conto soprattutto a me stesso, so quando ho fatto un buon lavoro e quando avrei potuto fare meglio. Poi ci sono momenti in cui sai di aver dato il massimo e di aver fatto molto bene, ma la cosa non viene percepita dall’esterno, e questo a volte può essere frustrante. Venendo a Lewis, credo che il suo palmares dica tutto, poi ci sono persone che continuano a sottolineare che guida la monoposto migliore, ma io credo non sia seduto in quella monoposto per caso”
In molti sostengono che un pilota decida la sua carriera nel momento in cui sceglie la squadra a cui legarsi. Cosa ne pensi?
“È vero che le scelte che si fanno fuori dalla pista condizionano molto la carriera, ma per quanto mi riguarda sono contentissimo di essere pilota Ferrari, è sempre stato un mio sogno, e la mia sfida è dare il mio contributo per riportare questa squadra a vincere. Sono consapevole dell’importanza delle scelte, ma oggi il mio unico obiettivo è tornare in alto con la Ferrari, e sono sicuro che ci sia il potenziale per arrivare dove vogliamo essere”.
Dopo il Gran Premio d’Austria nel 2019, con il duello contro Max Verstappen, la tua guida è diventata più aggressiva. E’ così?
“Sì. In parte anche perché da quel weekend è cambiato l’approccio degli steward, e ci è stato consentito di andare un po’ oltre quelli che erano stati i limiti fino a quel momento. Credo che sia stato un bene per il nostro sport e lo dissi subito al termine di quella gara nonostante fossi contrariato per il risultato ottenuto. Ho sempre pensato che se ci avessero consentito di correre con meno vincoli saremmo stati in grado di offrire gare più spettacolari, ma serviva una continuità di metodo di giudizio, come poi è avvenuto. Da quel momento abbiamo avuto la certezza di poter spingere più nei corpo a corpo senza il timore di incappare in sanzioni, e mi sono adattato bene a questa nuova situazione”

Aver preso il Covid come ha influito sulla preparazione per questa stagione?
“No, devo dire che tutto si è risolto nel migliore dei modi. Il giorno in cui ho ripreso ad allenarmi ho fatto un po’ più fatica del solito, ma credo sia stato dovuto più alle due settimane di stop che alle conseguenze del Covid. Successivamente ho fatto un check-up completo in Ferrari e non è emersa alcuna anomalia rispetto al mio quadro fisico abituale”
Come stai vivendo la “bolla” per evitare contagi?
“Personalmente non posso dire che inizi a pesarmi. Questo sistema ci ha consentito di tornare a correre e ci consente di continuare a farlo, e pensando a quanto mi mancherebbe non essere in pista, lo accetto senza problemi. Poi, ovviamente, ci sono tante cose che mi mancano della vita che ero abituato a fare, ma accetto i compromessi che servono oggi per competere in pista”
Rispetto ai tuoi compagni in Ferrari dimostri sempre un maggior feeling con la macchina
“Credo che alla fine sia davvero una questione di feeling e stile di guida. A me piace un retrotreno che si muove in modo da poterlo usare per far girare la monoposto, altri piloti invece soffrono questo aspetto. La SF1000 aveva un posteriore che non era molto stabile, e per me quell’aspetto non è mai stato un problema, ma non posso rispondere per Seb, è solo un aspetto che riguarda il mio stile di guida”
In Formula 1 ci sono molte idee per rendere questo sport più appetibile al grande pubblico, mentre altri sostengono che le tradizioni non vadano mai cambiate. Tu come la pensi?
“Credo che serva un compromesso. Prendiamo, ad esempio, l’idea della sprint race: penso che troverà il consenso di una grande parte del pubblico che segue la Formula 1, e per quanto riguarda noi piloti ho visto una posizione di maggioranza favorevole a fare una prova. Bisogna agire con cautela, ma bisogna anche ricordarci che senza il pubblico non siamo niente, quindi fare ogni tanto un passo nella direzione degli appassionati non credo sia sbagliato”
Cosa pensi dell’idea di imporre un tetto salariale per i piloti di Formula 1?
“È una questione che dovremmo discutere tra noi piloti e successivamente con la FIA. Ho un’opinione in merito ma preferisco parlarne con la FIA, ma ci tengo a ricordare i rischi che prendiamo noi che siamo in pista”
Hai appena iniziato la tua quarta stagione in Formula 1. Quali sono stati finora il momento più bello e più brutto di questo periodo?
“In merito al più bello sono certo che possono indovinare in tanti, visto che è assolutamente Monza 2019. Anche il momento peggiore è datato 2019, a Monte Carlo, in qualifica non sono riuscito ad andare in Q2 e in gara mi sono ritirato per un incidente, è stato un brutto weekend”
Mattia Binotto ha detto più volte che serve pazienza prima di rivedere una grande Ferrari. Quanto pesa quest’attesa?
“La pazienza bisogna averla, ed è una dote che ho sviluppato strada facendo, anni fa in effetti non ne avevo, o ne avevo poca. Quando si arriva ad avere un ritardo tecnico sappiamo bene che in Formula 1 ci vuole del tempo per riuscire ad azzerarlo e, durante questa fase, bisogna essere più calmi possibile, anche perché arrabbiarsi ed essere impazienti non è costruttivo. Credo di essere maturato da questo punto di vista, poi ovviamente non vedo l’ora di tornare a vincere delle gare, l’obiettivo di un pilota è sempre quello”
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