L’accordo tra Ferrari e FIA per la power unit 2019 ha fatto scalpore in tutto il mondo della Formula 1. La causa del dissidio è stata la scelta della FIA di non rendere pubblici i termini dell’accordo, facendo scoppiare una polemica tra tutte le altre scuderie, Mercedes e Red Bull su tutti. Ora sembra che, anche in seguito alla difficile situazione causata dal Covid-19, sia arrivata la pace tra la scuderia di Maranello e quella tedesca, mentre Red Bull continua la sua protesta.
Arriva la pace tra Ferrari e Mercedes
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La Mercedes, inizialmente polo aggregante della protesta, ha di fatto chiuso la polemica con Maranello, e ora difficilmente il fronte dei refrattari potrà reggere. Ma cosa è accaduto realmente? Negli ultimi giorni si è parlato molto della telefonata fra John Elkann ed il CEO di Daimler Ole Kallenius, ma è ovvio che il terreno di dialogo era già stato praparato durante le convulse ore che hanno portato alla cancellazione del Gp all’Albert Park. E probabilmente il succo del discorso sono state le reciproche presunte irregolarità, giacché Mercedes sarebbe in possesso di un report preciso sulla gestione dei flussi di benzina del motore Ferrari 2019 e Maranello ha evidentemente in serbo altrettanto, magari sul DAS. Che resta al centro della vicenda più di quanto si possa credere.

Mattia Binotto e Toto Wolff
Naturalmente a restare spiazzata è la Red Bull, fiancheggiata ora solo dai cugini di Alpha Tauri e dai motorizzati Renault. Ma non è da escludere che a portare Mercedes ad abbandonare il fronte e stringere una nuova alleanza politica con la Ferrari – presumibilmente con vista 2021 e oltre – siano state anche le scintille coi ‘bibitari’. Che se da un lato hanno fiancheggiato Stoccarda nella sollevazione contro l’accordo segreto pro-Ferrari, dall’altro non ha mai mancato di denunciare anche le presunte irregolarità della W11. A partire proprio dal sistema DAS, che Helmut Marko aveva ribadito di considerare illegale in quanto correttore d’assetto in movimento e sul quale Red Bull, ma presumibilmente anche la Ferrari, avrebbe presentato ricorso ufficiale a Melbourne se si fosse corso e gli uomini di Toto Wolff lo avessero montato sulle frecce d’argento.
E del resto, stando a quanto dicono in Inghilterra, la richiesta di chiarimenti presentata dalla Red Bull alla Federazione sulle prese d’aria posteriori Mercedes è stata vissuta come una sorta di tradimento della causa comune da parte dello stesso Wolff. Anche perché ne è poi seguita una direttiva Fia che le vietava espressamente.
Dunque cosa accadrà ora, con l’elemento agonistico in congelatore fino a giugno inoltrato? Difficile dirlo. Certamente la mossa Mercedes ha neutralizzato una situazione potenzialmente esplosiva, che prometteva di uscire dall’ambito sportivo per perseguire le vie legali. E forse non è un caso, vista l’ulteriore crisi di credibilità che sarebbe così piombata sulla Formula 1. Il cerino in mano resta alla Red Bull, che deve decidere se rompere le righe o se mantenere alto il livello dello scontro. Consapevole però che dall’altra parte c’è nuovamente un patto di non belligeranza (politica) fra i due colossi.
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