Carletto Ancelotti è uno di quegli allenatori che quando arriva in una nuova squadra riesce a portare tutto l’ambiente ad un livello superiore. Carlo lo ha dimostrato decine di volte in carriera, eppure ogni volta che ripete la sua magia lascia stupefatti tutti gli osservatori, anche i più navigati.
Mancavano pochissimi giorni a Natale quando l’allenatore emiliano si è visto costretto a trasferirsi a Liverpool, sponda Everton. Il cambio forzato è stato propiziato dalla sua ex società, il Napoli. Carletto a Napoli ha provato a costruire un ambiente differente e più ambizioso. Per molti aspetti c’era riuscito ma poi la situazione è degenerata per i rapporti tesi tra società e calciatori e il tecnico di Reggiolo si è trovato in mezzo alla sparatoria. Tra i due litiganti a rimetterci è sempre il terzo incomodo, perciò quasi di comune accordo con la società partenopea si decide di tirare una riga e di andare oltre.
Ancelotti in Premier League: partenza con il botto
Ma Ancelotti non ha certo paura dei cambiamenti, anzi. Appena arrivato all’Everton incassa subito una vittoria per 1-0 contro il Burnley in campionato. Due giorni dopo si ripete con il Newcastle con un 2-1. Poi incontra tra campionato e coppa le due migliori squadre di Inghilterra e tra le migliori d’Europa, il Manchester City e il Liverpool: 2 sconfitte per Carletto. Dopo di che la squadra del tecnico emiliano inanella una serie di 5 partite in cui porta a casa ben 11 punti sui 15 disponibili. In classifica le cose cambiano immediatamente e l’Everton adesso occupa il settimo posto.
Prima dell’arrivo di Ancelotti l’Everton nuotava in cattive acque: soltanto 3 punti lo separavano dalla zona retrocessione. Adesso si ritrova improvvisamente a 5 punti dalla zona Champions. La magia di Ancelotti che si ripete, negli anni e nei diversi campionati. Qualcuno pensava che il tecnico di Reggiolo fosse oramai a fine carriera e che andava a rilassarsi in Premier League.
Come sempre chi sottovaluta Ancelotti, sbaglia. Per Carlo dovrebbe parlare il palmares ma quasi mai le persone ne tengono conto quando possono sputare sentenze su un allenatore. Il tecnico dell’Everton, che dopo aver battuto 3-1 il Crystal Palace si prepara per la partita che dovrà disputare contro l’Arsenal, è stato rintracciato dal Corriere della Sera e ha rilasciato un’intervista in cui si chiarisce la sua parabola rapida a Napoli e le differenze culturali tra Serie A e Premier League.
«Sono andato a Napoli perché, dopo nove anni all’estero, avevo voglia di tornare in Italia e Napoli mi sembrava una piazza interessante… Diciamo che non è finita bene, ma è stata una buona esperienza. Vivere a Napoli è una delle più belle cose che possano capitare. Poi un po’ per i risultati, un po’ per altre difficoltà, si è chiuso il rapporto. Io vengo esonerato il 12 dicembre, l’Everton ha mandato via l’allenatore ai primi di dicembre, le cose si sono combinate. Coincidenze. De Laurentiis ha detto: “Ho pensato di cambiare”, io gli ho detto “Sei sicuro?”, lui mi ha detto “Sì”, allora io ho detto: “Ok, allora cerco un’altra squadra”. Non avevo voglia di star fermo e farmi pagare senza lavorare. Allenare in Inghilterra è affascinante, e la società dell’Everton è ambiziosa».
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Quindi l’addio a Napoli è stato come la fine di una relazione amorosa, durata troppo poco, che però si è conclusa rimanendo amici. Carletto non ci ha messo molto a riadattarsi alla Premier come dimostrato dai risultati. Ma secondo Ancelotti non è solo una questione di risultati, in Premier alla fine dei conti si sta meglio. Il campionato è di altissima qualità e l’ambiente è di tutt’altro tipo. Carlo spiega perfettamente cosa vuol dire per un allenatore italiano entrare in Premier League.
«Se uno è abituato al calcio italiano, trova un altro mondo. Non parlo dell’intensità del gioco, non è quello che fa la differenza. Qui c’è un ambiente diverso. In Inghilterra non si viene offesi, per esempio. L’insulto è fastidioso. In alcuni stadi italiani hai l’impressione che la gente ti odi, magari perché hai cambiato squadra. Un tipo si mette dietro la panchina e ti vomita addosso insulti per 90 minuti. Qui, è impensabile».
Alla fine Carlo Ancelotti ha voluto precisare anche il vero motivo per cui è stato esonerato da Napoli che poi è lo stesso motivo per cui è stato esonerato altre volte in carriera. Un motivo che lo insegue da tutta la carriera e che dà ormai molto fastidio al tecnico di Reggiolo:
«Mi dà fastidio che, quando le cose non vanno bene, mi dicano “Ah, bisogna usare la frusta, sei troppo buono, sei troppo gentile e accomodante coi giocatori!”. Ma dico: i dirigenti al mondo non conoscono come alleno? Non mi puoi prendere e poi dirmi di cambiare il mio modo non solo di allenare: il mio modo di essere. Perché io sono così, e così sono arrivati i successi. Se tu mi dici “Devi usare la frusta!”, è sbagliato, è sbagliato… E’ successo anche al Chelsea, è successo al Paris Saint-Germain… Ho vinto tanto, lo so, ma i momenti difficili ci sono stati dappertutto. Anche al Milan ci sono stati dei passaggi difficilissimi. Però superati. Ecco: forse il Milan è stato l’unico posto dove non mi hanno detto: “Usa la frusta!”. Perché mi conoscevano».
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